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Piano delle ricerche 2019-2021 – Altri enti attuatori

Alcune ricerche del Piano delle ricerche della Giunta regionale sono affidate, in base ai contenuti e alle specifiche competenze, ad altri Enti e Istituzioni di Ricerca.

Di seguito i prodotti degli studi disponibili con riferimento al Piano 2019-2021.

Lo studio Analisi dell’esposizione e della vulnerabilità nelle aree interessate da rischio dam break e rischio idraulico a valle dovuto alle grandi dighe lombarde è stato realizzato dal Politecnico di Milano su incarico della Direzione Generale Territorio e Protezione Civile di Regione Lombardia.

Le attività di prevenzione delle calamità naturali/antropiche e dei danni che ne conseguono sono indubbiamente fondamentali ma non esauriscono l’arco delle azioni possibili, occorre egualmente rafforzare la capacità di risposta e di recupero da eventi estremi che in un territorio non sempre si riescono a evitare o mitigare come ci rammentano le più recenti indicazioni contenute negli accordi internazionali sulla prevenzione dei disastri (Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030) e sugli obiettivi di sostenibilità ambientale.

La pianificazione di emergenza si configura come componente essenziale di qualsiasi strategia di prevenzione e preparazione ai rischi naturali e antropici cui siamo soggetti.
Nel caso specifico del sistema delle dighe - infrastrutture critiche per garantire la continuità nella fornitura di energia indispensabile per il funzionamento dei sistemi socio-economici di un Paese - il Piano Emergenza Dighe (PED) è chiamato a definire un quadro conoscitivo costantemente aggiornato relativo ai rischi territoriali nonché le strategie operative da mettere in campo per gestire in modo coordinato, programmato e sicuro situazioni critiche legate alla presenza di una diga nel territorio.
In particolare, mediante la creazione di scenari di rischio e combinando fattori di pericolosità, esposizione e vulnerabilità territoriale, il PED fornisce una sintetica rappresentazione quali-quantitativa dei danni e delle perdite che si potrebbero verificare in uno specifico contesto in conseguenza di un evento pericoloso e che - in ottica preventiva - devono essere considerati anche negli strumenti che disciplinano l’uso del suolo.

Nell’ambito del rapporto di collaborazione tra Regione Lombardia (DG Territorio e Protezione Civile) e Politecnico di Milano (DASTU), si presentano gli esiti del lavoro di ricerca svolto per costruire dei piani di protezione civile in ambiti territoriali a “rischio diga” efficaci, completi e basati su scenari possibili di evento.
Nel rapporto sono dettagliati la struttura dei contenuti e la metodologia operativa proposti per la redazione di piani di valenza regionale da utilizzare in aree in cui la presenza di sbarramenti artificiali può essere causa di condizioni di pericolo in conseguenza di loro collasso (Rischio Diga) oppure per manovra volontaria degli scarichi (Rischio idraulico a valle).
L’esperienza diretta di studio e ricerca maturata in alcuni contesti lombardi in cui sono presenti “grandi dighe”, ha permesso di verificare opportunità e difficoltà da considerare nella predisposizione di un PED, soprattutto per quanto attiene agli aspetti di coordinamento tra diversi strumenti di pianificazione di emergenza e urbanistici e tra gli Enti e le autorità con responsabilità in materia di protezione civile, gestione e governo sostenibile del territorio alle diverse scale.
Un aspetto di grande rilevanza chiaramente emerso nel lavoro, riguarda lo stato di aggiornamento degli scenari fenomenologici e delle simulazioni idrauliche che risultano a volte datati e non tengono conto delle recenti dinamiche territoriali che hanno trasformato sia i bacini in cui insistono le grandi dighe sia l’esposizione e la vulnerabilità dei territori.
Nel contempo, lo studio ha costruito un modello per strutturare i dati e le informazioni necessarie in forma sia cartografica, sia statistica che testuale per caratterizzare il territorio oggetto di pianificazione.
Il modello richiede che si considerino anche i danni e gli impatti subiti in passato nel corso di eventi storici significativi sia per evidenziare differenze riscontrabili rispetto alla situazione attuale sia per arricchire gli scenari prefigurabili per il futuro.
Sulla base di quanto appreso si propongono quindi Linee guida per la pianificazione di emergenza dighe con specifici riferimenti ai principali elementi tecnico-normativi e alle fasi operative da considerare nella predisposizione e approvazione di un Piano di Emergenza Diga nonché dei diversi scenari di evento date le caratteristiche e le dinamiche dei territori a valle.

Il testo del Rapporto finale della ricerca "Analisi dell’esposizione e della vulnerabilità nelle aree interessate da rischio dam break e rischio idraulico a valle dovuto alle grandi dighe lombarde", allegato a questa pagina, è corredato da altri quattro documenti dedicati a: 

  • La traversa di Lago d’Idro in Provincia di Brescia - in allegato
  • La diga di Pagnona in Provincia di Lecco - da richiedere a: biblioteca@polis.lombardia.it 
  • La diga di Ponte Cola in Provincia di Brescia - in allegato
  • La diga di isola Serafini in Provincia di Piacenza - in allegato

La traversa di Lago d’Idro in Provincia di Brescia

Documento PDF - 67,43 MB

La diga di Ponte Cola in Provincia di Brescia

Documento PDF - 88,92 MB

La diga di isola Serafini in Provincia di Piacenza

Documento PDF - 17,24 MB

La ricerca Analisi per la stesura di un metodo per lo studio della vulnerabilità dei centri storici e/o di antica formazione in relazione al rischio sismico e al rischio idrogeologico ai fini della pianificazione di Protezione Civile è stata svolta dal Politecnico di Milano  su incarico e in collaborazione con la Direzione generale Territorio e Protezione Civile;

obiettivo dello studio è stato l’analisi di vulnerabilità dei “centri storici e/o di antica formazione” ai fini della pianificazione di protezione civile.

Finalità principale della ricerca era la messa a punto di uno strumento speditivo e applicabile ai Comuni lombardi classificati come zone sismiche 2 e 3 (oltre 1000 comuni) per valutare la “potenzialità” di danno del loro nucleo più antico in relazione alla sicurezza degli abitanti in caso di emergenza dovuta ad un evento sismico.
Il prodotto conclusivo della ricerca avrebbe dovuto avere una duplice finalità: da un canto rendere snella, sia pure scientificamente corretta, la procedura di analisi della vulnerabilità per la salvaguardia degli abitati antichi, in particolar modo nella relazione tra criticità dei fronti e interferenza di queste con l’asse stradale su cui prospettano. Dall’altro, in prospettiva, fornire elementi utili all’aggiornamento delle linee guida per la definizione degli scenari di rischio nella pianificazione di protezione civile.
Tale strumento, in ragione della necessaria rapidità e semplicità di uso dettata dal grande e variegato, per caratteristiche, numero di territori che avrebbe dovuto analizzare, è stato tradotto in una scheda di rilievo semplice e di rapida compilazione da parte delle amministrazioni comunali, che fonda solidamente le sue basi sulla conoscenza del territorio, sulla diagnostica della vulnerabilità dei relativi centri storici, sull’analisi degli aspetti strutturali, dei caratteri architettonici e dei presidi antisismici storici.

Il rapporto di ricerca dà conto delle fasi salienti del lavoro e descrive nel dettaglio il tracciato della scheda prodotta nonché i pesi e i punteggi attribuiti ad ogni elemento rilevato per determinare un risultato sintetico che valutasse il rapporto tra vulnerabilità del costruito e fronti stradali su cui esso prospetta.

Contiene, inoltre in allegato il tracciato “cartaceo” della scheda; le indicazioni di supporto per il rilievo grafico in sito, le istruzioni pratiche per la compilazione della scheda; il glossario degli indicatori di vulnerabilità; la documentazione utile alla compilazione della scheda e alla conoscenza del “centro storico”; Il foglio Excel della scheda con indici e pesi per la valutazione; i riferimenti bibliografici essenziali.